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Collezionismo: la riscossa del Sol Levante

Autore: Michele Di Mauro

30 Maggio 2022
Collezionismo: la riscossa del Sol Levante

Noi europei abbiamo una grande storia automobilistica che, inevitabilmente, va di pari passo con una altrettanto grande tradizione collezionistica. Quasi la totalità dei più prestigiosi marchi automobilistici mondiali batte una bandiera del vecchio continente e questo, giocoforza, influenza i gusti di chi deve scegliere una classica.

Di conseguenza gli appassionati di vetture più esotiche soffrono di una cronica carenza di visibilità: nei raduni e nelle manifestazioni, ma anche sulle copertine delle riviste o agli appuntamenti “patinati” come sfilate e concorsi.

Ma qualcosa sta cambiando, e anche da noi, finalmente, si inizia a guardare oltre. In particolare una piacevole ondata di freschezza sta investendo il mondo delle auto del Sol Levante.

All’asta di Gooding & Co. che si è tenuta in occasione dello scorso concorso d’eleganza di Amelia Island, negli Stati Uniti, è andata all’incanto una delle sportive nipponiche più belle, rare e affascinanti di sempre: parliamo della Toyota 2000 GT, che già è rara di suo (351 esemplari), ma in questo caso impreziosita dalla mano (questa invece tutta americana) di Carroll Shelby, che nel 1967 prepara e allestisce tre esemplari per le gare della SCCA in classe C-Production.

L’esemplare battuto all’asta è il telaio MF10-10001, speciale anche perché risulta essere la prima 2000GT costruita con un numero di serie, originariamente un veicolo promozionale inviato a Toyota Motor Sales USA, a cui Shelby la “sottrae” per farla gareggiare nella stagione seguente.

Spinta da un motore due litri sei cilindri da 210 cavalli, accompagnata da un discreto palmarès e nelle mani dello stesso collezionista per gli ultimi quarant’anni, questa GT, prima di classe proprio ad Amelia Island si colloca tra le auto giapponesi più significative mai costruite. Per questo la casa d’aste ha stimato il valore di aggiudicazione tra 2,75 e 3,5 milioni di dollari, che poi sono diventati 2.535.000 al momento di battere il martello. Un valore leggermente al di sotto della stima, ma che la rende comunque la vettura giapponese più costosa di sempre.

Va bene, direte, ma siamo in America, qui le cose fanno diversamente. Vero. Vediamo cosa succede in casa nostra. Al Concorso d’Eleganza Villa d’Este, evento “leccatissimo” e tra i più prestigiosi al mondo, in scena a Cernobbio, sul Lago di Como, gli scorsi 20, 21 e 22 maggio, divise in 8 classi hanno sfilato come di consueto diverse tra le vetture più belle e preziose di tutti i tempi: Ferrari, Mercedes, Porsche, Lamborghini, Maserati, Bugatti, Rolls Royce.

Ma quest’anno nella Classe E, dal suggestivo titolo “Born For The Racetrack – Win On Sunday, Sell On Monday” figurava, udite udite… una Nissan!

Certo, non parliamo di una Micra o di una Qashqai, ma di un mostro come la R390 GT1, realizzata in collaborazione con la britannica TWR dello specialista inglese Tom Walkinshaw per competere nientemeno che alla 24 Ore di Le Mans. Un’astronave disegnata da Ian Callum e affinata in galleria del vento, spinta da un V8 dia 3,5 litri per 650 cavalli che, nello specifico, appartiene all’ex pilota Erik Comas ed è l’unico esemplare di derivazione corsa regolarmente omologato per la normale circolazione stradale. Una macchina che, diciamolo, a Villa d’Este non ha vinto niente, ma il fatto stesso che sia stata selezionata ed esposta è già qualcosa di cui val la pena parlare.

Infine, ma qui si gioca in un’altra categoria, nell’edizione d’esordio di Youngtimer Style Fest, concorso d’eleganza per youngtimer organizzato sulle rive del Lago di Garda dall’Automotoclub Storico Italiano, il premio speciale assegnato dal salone Auto e Moto d’Epoca è andato ad una “modesta” quanto rara Honda CRX V-Tec del 1992: una vetturetta piacevole e divertentissima, sempre più rara da trovare in configurazione perfettamente “stock”.

Insomma qualcosa, finalmente, si muove.

Tags: collezionismo, giapponesi, nissan R390



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