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Restauro, Retrò style e Restomod: la guida per non confondersi

Autore: Michele Di Mauro

23 Dicembre 2022
Restauro, Retrò style e Restomod: la guida per non confondersi

Negli ultimi anni ha preso sempre più piede il filone del Restomod, una filosofia di restauro che fa sicuramente storcere il naso ai puristi, ma che conquista fette di appassionati sempre più consistenti. Andiamo a scoprire in dettaglio di cosa si tratta e, soprattutto, cosa distingue il Restomod da altre lavorazioni. Attorno al concetto di “Restauro Modificato/Modernizzato” c’è infatti ancora molta confusione.

In passato, i veicoli storici si distinguevano essenzialmente in due grosse categorie.

La prima riguarda il mezzo cosiddetto “conservato”, ovvero totalmente originale ad eccezione dei materiali di consumo. Le auto e le moto totalmente originali, curate e mantenute solo con interventi eseguiti con materiali corretti e a regola d’arte sono estremamente rare, e per questo molto apprezzate e costose.

Agorauto Guida al Restomod

La seconda riguarda i veicoli restaurati. Qui si aprono diversi scenari: i restauri migliori sono quelli cosiddetti “conservativi” ovvero che tendono il più possibile a recuperare le parti originali del veicoli anziché sostituirle con altre nuove, soprattutto se non si tratta di ricambi originali ma di riproduzioni moderne. Una filosofia spesso accompagnata dalla dicitura “matching numbers”, inglesismo che indica che tutte le parti numerate presenti sul veicolo sono ancora originali e quindi riportano correttamente il numero di telaio/motore/cambio di fabbrica. Su alcuni veicoli la numerazione specifica dell’esemplare è estesa anche a parti di carrozzeria, pannelleria, sospensioni e altre componenti meccaniche. Questo tipo di restauro è quello che più si avvicina al concetto di “conservazione” che abbiamo visto precedentemente.

Agorauto Restomod 1

Quando invece il restauro è particolarmente impegnativo e non è possibile salvare gran parte degli elementi originali con cui il veicolo è nato, il restauro diventa una vera e propria ricostruzione. Se si è fortunati si può attingere al catalogo ricambi della casa costruttrice: molte case ancora producono o, in alcuni casi specifici, hanno rimesso in produzione le parti necessarie a ricostruire letteralmente determinati modelli.

Quando non si è così fortunati, ci si affida ad aziende che riproducono ricambi ormai fuori catalogo o a chi custodisce e rivende vecchi stock di ricambi originali dell’epoca rimasti invenduti. Ma in questo caso, soprattutto per i modelli più rari, serve una discreta dose di pazienza e fortuna. Spesso, soprattutto se il fine giustifica i mezzi, ci si può infine ritrovare a dover ricostruire i pezzi da zero, e in questo caso vengono in aiuto le moderne tecnologie, come ad esempio la prototipazione rapida e la stampa 3D.

L’obiettivo finale di ogni buon restauro resta comunque quello di riportare il veicolo alle stesse condizioni in cui è uscito dalla fabbrica, ma è chiaro che le difficoltà nel reperimento di ricambi possono portare giocoforza a dover “sorvolare” su alcune inesattezze filologiche.

Agorauto Guida al Restomod

Diverso il caso in cui, durante il restauro, ci si conceda volutamente qualche licenza per rendere il mezzo più pratico, più sicuro o facile da usare. Ed ecco che troviamo aziende che propongono, per auto storiche che non ne sono mai state dotate, comodità moderne come cambio a 5 o a 6 marce, accensione elettronica, servosterzo, climatizzatore e molte altre “chicche” utili a vivere con serenità la propria storica. Un modo per avere un’auto più moderna nell’utilizzo ma con tutto il fascino di una classica autentica.

Da quest’ultima volontà, sempre più diffusa, ha preso origine il fenomeno del Restomod: un modo per rispondere al drammatico calo di appeal delle vetture moderne, rimanendo in qualche modo al passo coi tempi. Tra gli appassionati è sempre più sentito infatti il sentimento di insoddisfazione e apatia di fronte a nuovi modelli fastidiosamente tutti uguali tra loro, lontani dal carattere dei modelli del passato e sempre più privi di quei tratti distintivi che, al tempo, hanno reso popolari determinati marchi. Carattere che è ancora ben presente nei modelli più datati, a cui sempre più persone guardano con nostalgia e rimpianto.

Il Restomod è un trend nato come nicchia per appassionati facoltosi, stanchi delle solite supercar, che poi ha preso sempre più piede in diverse fasce di mercato. Come? Restaurando le classiche non con la filosofia del ripristino filologicamente corretto ma attraverso l’utilizzo di componenti e tecnologie di oggi, mescolate al classico con un lavoro attento, rispettoso e soprattutto di grande qualità.

Agorauto Guida al Restomod

Meccanica, interni e parti della carrozzeria sono oggetto di modifiche mirate, spesso impreziosite da una realizzazione finemente artigianale, finalizzate a modernizzare e reinterpretare l’estetica del veicolo migliorandone la fruibilità, le prestazioni, il piacere e il divertimento di guida. Un lavoro che, attenzione, è sempre e comunque un restauro: è fondamentale quindi che, alla base, ci sia una vettura storica.

Spesso invece si indica erroneamente come Restomod anche la creazione di modelli che richiamano in maniera evidente modelli del passato, ma che di storico sotto la pelle non hanno nulla. In breve: un auto moderna dallo stile retrò non è un Restomod. Come pure non sono Restomod le vetture cosiddette “Continuation”: modelli che alcune case come Jaguar, Bentley e Aston Martin o alcuni carrozzieri come Zagato hanno rimesso in produzione in serie limitatissima per avviare o recuperare produzioni mai portate a termine. Auto nuove insomma, anche se costruite con le stesse specifiche dell’epoca.

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Niente di meglio, per capire cosa sia un Restomod, che scorrere velocemente i migliori prodotti visti nell’ultimo periodo. Andiamo a scoprire le più belle auto classiche smontate e ricostruite da zero per unire il fascino della storia al gusto e alle emozioni di una supercar moderna.

Un filone ormai consolidato negli Stati Uniti e ora approdato anche al di qua dell’oceano. In Italia, tra gli esempi più celebri e discussi, c’è la Delta Futurista, una rivisitazione della celebre Lancia, in versione Integrale, riveduta e corretta da Eugenio Amos, fondatore della Automobili Amos. Un modello da sempre oggetto di attenzioni di questo tipo; l’ultima reinterpretazione viene addirittura dal due volte campione del mondo rally, proprio su Delta, Miki Biasion, che ha lanciato una produzione di soli otto esemplari di quella che è l’icona Lancia degli anni novanta, secondo lui.

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Tra le Lancia ha fatto furore pure la EVO37, versione riveduta e modernizzata dell’ultima grande Lancia da corsa a due ruote motrici, quella 037 Rally capace di strappare il titolo persino all’Audi Quattro. Un esempio di Restomod totale che coinvolge e aggiorna estetica, interni, motore, cambio, telaio e freni per un risultato finale che mette davvero d’accordo tutti (o quasi), con una carrozzeria mozzafiato e un motore elaborato che arriva ad erogare 505 cavalli, ovvero più di quanto non ne sprigionasse la versione Gruppo B originale dell’epoca, in un packaging guidabile da tutti (o quasi). Il senso del Restomod è proprio questo.

Un altro esempi di classica italiana famosa coinvolta in un operazione di restauro “mod” arriva dall’Inghilterra, ed è firmata da Alfaholics, marchio specializzato da cinquant’anni nella riproduzione di parti e nel restauro di vetture Alfa Romeo, con un’attenzione particolare alla famiglia Giulia serie 105. La sua evoluzione più celebre è Giulia GTA-R 290: una coupé “scalino” completamente rivoluzionata, con una potenza di 240 cavalli abbinata ad un peso di appena 840kg, grazie all’utilizzo massiccio di fibra di carbonio e altri compositi e una meccanica derivata dal due litri dell’Alfa 75, debitamente elaborata.

Agorauto Guida al Restomod

Sulla bella coupé di Bertone ha lavorato anche l’italiana Totem, che ne ha rielaborato in chiave attuale anche estetica e interni. Un gran bel lavoro che ben rappresenta le migliori capacità artigianali italiane.

Oltremanica fanno invece furore le Jaguar E-Type rimodernate da Eagle, altro marchio apprezzato per il modo sapiente in cui bilancia fascino classico e prestazioni moderne. La classica di Coventry è nota per essere una delle automobili più belle al mondo, ma anche per essere accompagnata da un comportamento stradale non all’altezza dell’aspetto e delle aspettative. Con la cura firmata Eagle il modello trova la sua piena maturità, raggiungendo prestazioni sensazionali (fino a 290 km/h) rinunciando al brivido e ai rischi di una tenuta di strada e di un impianto frenante decisamente approssimativi.

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Chiudiamo forzatamente questa breve carrellata (potremmo continuare all’infinito) con il classico dei classici: la Porsche 911.

Sulla sportiva tedesca si sono cimentati in tantissimi, ma le rielaborazioni più belle e celebri restano quelle californiane di Singer Vehicle Design, brand fondato dal musicista rock Rob Dickinson (cugino di Bruce Dickinson, cantante degli Iron Maiden) e dal collezionista Magnus Walker. Allestite sulle 964 degli anni novanta ma ispirate ai modelli degli anni settanta, le creazioni di Singer vedono gran parte della carrozzeria sostituita da pannelli in fibra di carbonio e interni completamente modernizzati con tessuti e materiali moderni ma dallo stile e dal fascino vintage.

Il tutto condito da un grado di personalizzazione pressoché totale e dal un prezzo che parte da 450,000 dollari e arriva a superare di slancio i due milioni. Insomma, roba da ricchi.

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Tags: Auto storiche, restauro



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