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Youngtimer, un fenomeno da prendere sul serio: l’analisi di Agorauto

Autore: Michele Di Mauro · Credits Ph: Michele Di Mauro

10 Novembre 2022
Youngtimer, un fenomeno da prendere sul serio: l’analisi di Agorauto

Giusto ieri, sui profili social di Auto e Moto d’Epoca, il più importante salone italiano del Classic e tra i più rilevanti sulla scena internazionale, si parlava di “fenomeno Youngtimer”.

I post si riferiscono all’ultima edizione dell’evento, la trentanovesima, che, tra parentesi, passa alla storia come l’ultima tenutasi nella storica cornice della Fiera di Padova, prima del trasferimento a BolognaFiere per il 2023. Ecco, trentanove edizioni danno l’idea di quanto il salone italiano abbia polso e memoria storica di quello che è il settore Classic e di quali evoluzioni ne abbiano caratterizzato il mercato, data la vocazione fortemente commerciale dell’evento.

Quindi se Auto e Moto d’Epoca intercetta un trend e lo comunica sui propri canali ufficiali, c’è da credergli. E la notizia è questa: “il Salone di quest’anno ha sancito definitivamente il passaggio di Youngtimer e Instant Classic da fenomeno di nicchia ad autentiche protagoniste delle compravendite, superando, a livello di transazioni, i modelli di tutte le altre epoche”.

Le Youngtimer e le Instant Classic, ovvero rispettivamente le storiche con meno di 40 anni e le vetture moderne/nuove con un futuro collezionistico praticamente certo, sono da tempo sotto la lente di analisti, esperti di settore e collezionisti, per via della repentina ascesa dell’attenzione a loro dedicata. Inizialmente derubricate a curiosità di nicchia nei saloni e tra gli annunci di vendita, le classiche recenti hanno guadagnato progressivamente terreno negli ultimi anni, alla faccia dei puristi e di chi storceva il naso perché “le storiche vere sono altre”.

E in poco più di un decennio hanno completato definitivamente il sorpasso: è un dato acclarato e lampante che, ad Auto e Moto d’Epoca 2022, le protagoniste del mercato sono state loro, col picco assoluto nel ventennio 1990-2010. Il circolo vizioso innescatosi nelle ultime edizioni, dato dal “porto in fiera quello che si vende”, ha fatto sì che le “trentennali” rubassero sempre più metri quadri, sempre più piazzole, sempre più stand, alimentando così un interesse che pare non conoscere crisi.

È il “fenomeno Youngtimer” di cui parlano ad Auto e Moto d’Epoca, e non solo. Proviamo insieme a capirne le ragioni.

Anche questo è collezionismo

Il numero sempre maggiore di servizi sulle riviste ed eventi dedicati alle storiche “fresche” pian piano hanno sdoganato modelli anche modesti, i cui proprietari fino a poco tempo prima venivano sommariamente etichettati come “bollaroli”, ovvero automobilisti che usano quotidianamente auto datate per il solo scopo di accedere ai benefici fiscali. Un fenomeno odioso e ben conosciuto ma che solo recentemente si è imparato a distinguere dal reale collezionismo di auto con venti o trent’anni.

La nuova gioventù

La percezione di auto storica segue il ricambio generazionale. Se per i cinquantenni odierni un’auto d’epoca deve avere quantomeno i paraurti a lama in acciaio, i nuovi collezionisti, che di anni oggi ne hanno 30 o 40, di certo non ricordano auto vecchie di sessanta o settanta. È statisticamente dimostrato che la maggior parte dei neofiti del Classic si approccia a questo mondo sulla scia emotiva dei ricordi di gioventù: la macchina del papà, quella con cui la mamma li accompagnava a scuola, quella che si sognava al momento di conseguire la patente o la fiammante sportiva del vicino di casa stravagante. Quante possibilità ci sono che un trentenne di oggi abbia ricordi di infanzia legati a una Balilla o a una Topolino?

Poco tempo, ma ben speso

Va aggiunto poi che i nuovi appassionati sono molto spesso persone professionalmente attive e impegnate. I tempi di oggi non sono gli stessi del passato; i giovani più o meno rampanti gestiscono ritmi quotidiani più intensi e frenetici, che lasciano a disposizione molto meno tempo libero. E quando si ritagliano quelle due orette libere la domenica mattina prima di portare i figli a pranzo, probabilmente le vogliono spendere in collina tra curve e tornanti, e non chiusi in garage a combattere con una batteria scarica o un carburatore che non vuol saperne di funzionare.

Da usare sempre

Avere una vettura più o meno sempre disponibile fa il paio con un’esigenza di maggior praticità e fruibilità nell’uso quotidiano. I nuovi appassionati spesso non sono interessati a eventi e raduni, ma vogliono godersi l’auto nei piccoli ritagli di tempo quotidiani, nella scampagnata fuori porta del weekend o per rendere più interessante la trasferta estiva. Subentrano quindi, assieme al desiderio di distinguersi e di vivere esperienze di guida più coinvolgenti, anche il piacere di un maggior comfort di bordo (magari pure di un climatizzatore), unito a una buona affidabilità sulla lunga distanza e a meno patemi durante le soste.

L’appeal calante del cronometro

Infatti si registra, negli ultimi anni, un fisiologico calo di interesse per certi tipi di evento “a cronometro”. Le gare di regolarità, col loro bagaglio di requisiti legati ad anni di costruzione, coefficienti eccetera, resistono bene solo a determinati livelli, ad esempio per gare prestigiose come la 1000 Miglia o il Gran Premio Nuvolari. Gli eventi di fascia medio bassa, di minor risonanza singola ma complessivamente più impattanti, soffrono invece un lento ma costante calo di interesse, che condiziona irrimediabilmente anche la scelta delle vetture.

Specialisti cercasi

Ma non è tutta “colpa” dei giovani. Spesso anche i vecchi collezionisti virano verso soluzioni più pratiche. I motivi sono tanti e vanno dalla sempre minor disponibilità di artigiani e professionisti in grado e desiderosi di sporcarsi le mani, alla disponibilità di ricambi: anche se meccanicamente ed elettronicamente più complessa, una Youngtimer spesso e volentieri è ancora facilmente riparabile presso la rete ufficiale del marchio. Altro che mercatini o polverosi fondi di magazzino. E molti magari rinunciano alle tre o quattro auto che finiscono per non usare mai, per comprarne una più pratica e “usabile”. Una scelta che, alla lunga, porterà pure ad una riduzione sensibile del parco realmente circolante.

Spasso a buon mercato

A tutto questo aggiungiamo un dato non trascurabile: una Youngtimer offre un fun for money decisamente più competitivo. Per dirla facile, un rapporto tra prezzo e divertimento imbattibile. Oggi con meno di diecimila euro ci si porta a casa modelli emozionanti, sia da vedere che da guidare, come Fiat Coupé e Barchetta, BMW Z3 e Alfa Romeo Spider 916: quali modelli degli anni sessanta regalano lo stesso piacere allo stesso prezzo?

Il fascino del pistone

Last but not least, tra gli appassionati della bella guida serpeggia, a torto o a ragione, una forte resistenza all’avvento dell’ibrido / elettrico, accusato di togliere “cuore” e anima a quelle auto che si è sempre acquistato per passione. E in effetti, senza scomodare supercar e plurifrazionati, riesce difficile immaginare un’alfista se non fosse esistito il celebre bialbero, una Delta Integrale senza il fischio del “Lampredi” turbocompresso o una Subaru Impreza senza il caratteristico boxer. L’atavica affezione ai marchi automobilistici passa necessariamente per i loro motori. E chi li ama si va a cercare gli ultimi disponibili capaci di regalare un’emozione, anche a costo di dover convivere con un’auto più vecchia. O magari compra l’ibrida per il casa-lavoro quotidiano, ma per l’uscita di piacere sceglie i cari e vecchi pistoni.

Sviscerate le cause del “fenomeno Youngtimer”, passiamo a valutarne velocemente gli effetti.

Lo spostamento del focus di collezionisti e addetti ai lavori produce effetti lenti ma inesorabili, di cui non si può non tener conto, soprattutto in ottica di investimento e rivalutazione futura. Perché, lo ricordiamo, l’auto storica è un acquisto che si fa per passione, per amore, ma spesso anche per strategia. L’economia mondiale è in crisi ininterrotta praticamente da quindici anni: congiunture economiche, pandemia e ora il conflitto in Ucraina hanno minato pesantemente la fiducia dei risparmiatori verso la finanza tradizionale. Molti vecchi e nuovi ricchi in questi stessi anni si sono affacciati al mondo del Classic alla ricerca di un bene rifugio solido, profittevole e pure da sfruttare con piacere, che è un plus che non guasta. Senza necessariamente essere appassionati o, meglio ancora, esperti.

Un’intromissione massiccia di fondi che ha inevitabilmente influenzato il mercato. Indovinate come? A favore delle Youngtimer. Questo perché una vettura che è sul mercato da meno anni è più facile da capire, da gestire e ha davanti a sé maggiori margini di crescita nell’immediato futuro. I nuovi investitori puntano su auto decennali o ventennali al massimo, instant classic “analogiche” e supercar, meglio se in serie limitata: più sono rare, prima imboccano la via della rivalutazione.

Tutto bene quindi? Più o meno, o almeno finché questo trend non finirà per offuscare il prestigio di certe collezioni e di certi collezionisti, che si ritroveranno un patrimonio di valore importante a livello storico ma non altrettanto a livello economico. O quantomeno non più. Perché anche nel mondo delle auto classiche non si scappa dalla legge della domanda e dell’offerta.

E se all’ultima edizione di Auto e Moto d’Epoca ha fatto scalpore la vendita di una Mercedes-Benz 300 SL serie W198 II ad una cifra prossima ai due milioni di euro, con le dovute proporzioni ha fatto altrettanto notizia il passaggio di mano di una Lancia Delta Martini 6, praticamente a chilometri zero, ad un prezzo che superava di slancio i 200.000 euro. Come ha sorpreso vedere due Renault “popolari” come una Twingo e una Espace prima serie, restaurate col dispendio di risorse e l’attenzione che si dedica ai pezzi “seri”. Mentre non hanno fatto praticamente più notizia le Fiat Panda 4×4 in serie particolari o limitate, proposte sempre comodamente oltre i 15.000 euro, praticamente tutte vendute. Vedremo mai una Panda aggiudicata a due milioni di euro? Sicuramente no, ma il salto che certe vetture spiccano da un anno all’altro non può non farci riflettere.

Tags: Auto e Moto d'Epoca, collezionismo, investimenti, mercato



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