Come annunciato, col nuovo anno Agorauto pubblicherà un’esaustiva guida al restauro in collaborazione con ASI. L’Automotoclub Storico Italiano è l’associazione che rappresenta, promuove e tutela il motorismo storico in Italia, che significa in prima battuta conservare e salvaguardare la storia dei veicoli, comprese la loro tecnica costruttiva, la loro forma, le loro funzioni e storie documentate e le loro molte e varie relazioni con la società e gli ambienti sociali.

Per “patrimonio storico” si intende tutto quell’insieme di concetti, idee, progetti e realizzazioni finalizzate alla costruzione di un veicolo a motore (auto, moto, aerei, natanti, veicoli di utilità, ecc.) che, superando la barriera della vetustà, dell’interesse e della curiosità, diviene nel tempo un Bene Culturale di interesse generale.

Nella storia dei veicoli a motore non dovrebbero esistere quelli belli o brutti, così come non dovrebbero esistere veicoli importanti, meno importanti o di nessuna importanza. Nel concetto storico esiste semplicemente “il veicolo a motore”. Il vero patrimonio non è limitato agli oggetti definiti “usualmente importanti”. Anche perché, chi o cosa li definisce tali? Una situazione contingente e temporale? Una ricerca spasmodica di un determinato modello? Una moda?

Questo bene appartiene a tutti ed abbiamo il dovere di conservarlo, di valorizzarlo e di trasmetterlo ai posteri, integro, ma soprattutto veridico; perché, in caso contrario, un documento manomesso non sarebbe per i posteriori fonte di verità.

Il rispetto dei singoli veicoli e della loro autenticità dovrebbe essere la base della salvaguardia che ogni cultore, collezionista o professionista del settore ha il dovere di rispettare. Rispettare per conservare, rispettare per valorizzare.

Sarebbe auspicabile che ogni veicolo fosse conservato nella sua interezza, nella sua originalità. Per sua stessa natura, però, il “mezzo semovente” nasce per essere utilizzato e come tale subisce un’usura, più o meno forte, connessa con il suo impiego nell’uso quotidiano. In caso di ripristino o di restauro è necessaria la sensibilità dell’operatore nel salvare, ricondizionare o all’occorrenza rifare, ma sempre nel rispetto dell’autenticità, della forma, dei materiali e delle tecniche.

Occorre essere consapevoli del fatto che con un restauro si perde sempre parte dell’autenticità, per questo in un restauro bisogna attenersi al minimo assoluto.

Questo manuale vuole essere una guida per lo svolgimento del lavoro di restauro e si rifà fedelmente e puntualmente alla “Carta di Torino” emanata dalla FIVA – nella quale sono elencati e definiti i principi riguardanti la preservazione, la conservazione ed il restauro dei veicoli storici.

I VEICOLI STORICI COME BENI CULTURALI

Se la conservazione dei veicoli storici contribuisce ad accrescere il patrimonio culturale dell’umanità, così come il loro utilizzo ed il mantenimento delle caratteristiche di origine, è opportuno soffermarsi ad analizzare i processi utili a questi scopi: la preservazione, la conservazione ed il restauro.

Tanto il relitto di un veicolo d’epoca quanto il frammento di una scultura classica costituiscono, ciascuno nel proprio campo, un bene culturale, cioè una testimonianza dell’opera dell’uomo nell’epoca in cui l’ha creato: devono quindi essere oggetto di pari rispetto, studio e valorizzazione.

Ogni bene culturale ed ogni opera d’arte nasce con una precisa funzione, spesso è di natura essenzialmente estetica per cui è sufficiente un approccio di tipo contemplativo. Per altri, come per i veicoli a motore o gli strumenti musicali, l’aspetto estetico è paritetico, o addirittura inferiore a quello funzionale. Solo l’uso di questi veicoli e dei meccanismi che li compongono possono darci un’immagine completa dell’epoca e della cultura in cui essi sono stati concepiti.

Di qui sorge un’esigenza pratica specifica, quella del loro mantenimento in funzione, in condizioni il più possibile simili a quelle che avevano da nuovi, accettandone, evidentemente, anche limiti e carenze rispetto ai prodotti attuali.

Prima di ogni altra cosa è indispensabile impadronirsi di una buona conoscenza sulle tecnologie impiegate al tempo in cui il veicolo fu concepito, comprendente i principi di funzionamento dei suoi diversi componenti, i materiali impiegati, i metodi di fabbricazione e le regole e le consuetudini d’impiego del veicolo.

Una particolare attenzione deve essere anche posta all’interpretazione dei disegni, le cui regole di rappresentazione sono universali e comprensibili senza la necessità di conoscere più lingue in modo approfondito.

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PRESERVAZIONE

Preservare significa tenere lontano da un pericolo, da un danno, proteggere, difendere. Tutto ciò significa che per preservare un veicolo storico bisogna adottare alcuni accorgimenti, il primo dei quali è custodirlo in un posto protetto dagli agenti atmosferici, meglio ancora se attrezzato per le piccole riparazioni e per la conservazione di parti smontate e di ricambi.

Il maggior nemico di un veicolo, i cui componenti sono quasi essenzialmente metallici, è l’umidità. La ruggine non è la sola nemica da combattere; l’acqua è deleteria anche per altri aspetti: essa infatti fa gonfiare il legno e fa ammuffire le pelli e i tessuti degli interni.

Altra cosa da evitare è la presenza nel luogo di conservazione del veicolo di microrganismi ed animali: dalle tarme, ai topi, i quali possono erodere, mangiare o nidificare, danneggiando a volte irreparabilmente parti del veicolo che magari sono di difficile o impossibile reperibilità.

Gli escrementi degli uccelli poi, hanno un fortissimo potere corrosivo.

Ulteriore fonte di danno è la luce, in particolare quella diretta del sole con i suoi raggi ultravioletti. Essi sono deleteri per la vernice, per le guarnizioni di gomma e per i tessuti.

Infine, sarebbe opportuno proteggere il veicolo da urti o cadute accidentali di oggetti, quindi bisogna evitare di posizionarli vicino a luoghi dove passino persone che trasportano oggetti ingombranti o sotto la verticale di oggetti sospesi. Sarebbe buona cosa ricoprire il veicolo con un telo o meglio ancora con un lenzuolo di cotone morbido, che rispetta di più la verniciatura della carrozzeria.

Le lunghe soste possono danneggiare gli pneumatici e i cuscinetti delle ruote; per questo è raccomandabile sollevare le ruote da terra mediante cavalletti. Analogamente, è importante ripristinare periodicamente la carica delle batterie.

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CONSERVAZIONE

La conservazione di un veicolo prevede degli interventi che hanno tutte le caratteristiche di una manutenzione ordinaria. Ad esempio, è opportuno applicare in zone della carrozzeria o del telaio particolarmente corrose una protezione antiruggine, ingrassare le cinghie e le parti meccaniche al fine di evitare grippaggi e quindi il blocco delle parti mobili. Nelle auto aperte, mai dimenticare il mantice in posizione ripiegata.

Frequente è l’incollaggio delle fasce elastiche alle pareti del cilindro, a cui si può ovviare facendo fare, ogni tanto, qualche piccolo movimento spingendo il veicolo con una marcia alta inserita o con la manovella. Se il motore è funzionante, bisogna avviarlo periodicamente, controllando tutti i livelli.

È buona norma, se il veicolo deve rimanere a lungo fermo, metterlo su cavalletti bassi in modo che gli pneumatici, ben gonfi, sfiorino soltanto il terreno evitando di ovalizzarsi.

Gli interni in stoffa vanno ricoperti e trattati con prodotti antitarme, mentre quelli in pelle vanno trattati con opportune creme per mantenerne la morbidezza.

Controllare sempre le parti elettriche cercando di evitare le ossidazioni dei contatti. Ove sia presente, provvedere ad un costante controllo/ricarica della batteria, ricoprire i contatti con vasellina filante, o sostituirla periodicamente, nell’ambito di quella manutenzione che è indispensabile per la conservazione del veicolo.

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COS’È IL RESTAURO

Il restauro viene definita come un’operazione più o meno invasiva che si propone di riportare il più possibile il veicolo alle sue condizioni originali affinché possa essere messo in strada e muoversi autonomamente. Le eventuali ricostruzioni finalizzate alla messa in strada del veicolo siano coerenti con le tecnologie e i materiali impiegati al momento della produzione.

Prima di iniziare la ricostruzione di una parte, è consigliabile cercare eventuali ricambi, operazione oggi non molto onerosa servendosi di internet e delle inserzioni sulle riviste specializzate. La conoscenza dei disegni originali è essenziale, poiché spesso lo stesso componente è stato adottato da altri costruttori; questa ricerca permette di allargare la ricerca e talvolta di limitare la ricostruzione a piccole opere di adattamento che non alterano l’autenticità del componente.

Anche l’adeguamento al Codice della Strada dovrà avere caratteristiche tali da renderlo il meno invasivo possibile rispetto alle condizioni di origine; è anche buona norma che tutto ciò che inevitabilmente le altera sia removibile. Spesso si pretende, giustamente, che il restauro abbia carattere totalmente conservativo; un’eccezione può essere ammessa per le parti e gli accessori aggiunti nel corso della vita del veicolo, purché essi stessi abbiano carattere di storicità. Queste parti possono non essere rimosse ed essere anch’esse oggetto di restauro. E’ molto importante poter conservare testimonianza e documentazione degli interventi precedenti e la loro coerenza con ilperiodo in cui sono avvenuti.

Infine, è evidente che tutto ciò che non può più essere reperito e la cui mancanza pregiudichi la sicurezza del mezzo, deve essere rimpiazzato con un manufatto che lo possa sostituire, tuttavia, nella piena coerenza con l’aspetto e i contenuti tecnici originali.

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IL RESTAURO CONSERVATIVO

Il restauro è un processo volto a sostituire parti ammalorate o mancanti con il proposito di rendere il veicolo fruibile nel suo stato originario. Le aree restaurate devono fondersi con il veicolo, restando tuttavia distinguibili ad un’ispezione più approfondita. Ciò è diverso dalla riparazione, che indica l’adattamento, il rinnovamento o la sostituzione di componenti prevalentemente meccaniche esistenti o mancanti. L’autoveicolo è un bene deperibile per sua natura e in un veicolo storico le riparazioni sono spesso contemplate già nel progetto iniziale e fanno parte della sua storia. Il punto è eseguirle con ricambi originali o con ricostruzioni coerenti con i disegni originali. Qualsiasi cambiamento e modifica ad un veicolo, che siano stati apportati nell’arco della sua vita ordinaria e che abbiano mutato le condizioni dello stato in cui fu originariamente consegnato, costituiscono una testimonianza della storia del veicolo e dovrebbero essere preservati in quanto tali. Di conseguenza, non è di regola tassativo restaurare un veicolo storico in modo da riportarlo al suo aspetto ed alle sue caratteristiche tecniche della data di costruzione.

I componenti e i materiali utilizzati per sostituire parti storiche nel procedimento di restauro dovrebbero essere identificati con delle marcature semplici e permanenti, per distinguerli dalla sostanza storica. Questa definizione indica qualsiasi cambiamento e modifica avvenuti nel corso del periodo d’uso di un veicolo, stabilito dalla FIVA in 15 anni: se un veicolo è stato costruito nel 1960, ci si può aspettare che non sia stato più utilizzato regolarmente (oppure rottamato) verso il 1975; si può fare un’eccezione per circostanze speciali, ad esempio prolungando a 20 anni il periodo d’uso.

Qualsiasi modifica ad un veicolo storico resasi necessaria dovrebbe essere integrata in modo discreto e rispettare la struttura e l’aspetto originali. Tali modifiche sono differenziate per la loro rilevanza storica e sono classificate nelle seguenti categorie: modifiche nel periodo (esistono documentazione e conferme che il loro completamento sia avvenuto nel periodo d’uso), modifiche del tipo del periodo (apportate ad un veicolo al di fuori del periodo d’uso, ma di un tipo che veniva utilizzato nel periodo d’uso), modifiche fuori periodo (non utilizzate nel periodo d’uso, oppure fatte utilizzando componenti o tecnologie non disponibili al tempo della costruzione). Queste ultime potrebbero incidere sul valore del veicolo e, a seconda del tipo di veicolo e dei regolamenti nazionali, anche sull’anno di costruzione e/o sull’anno di immatricolazione.

Tutte le modifiche dovrebbero essere reversibili e si raccomanda di conservare insieme al veicolo qualsiasi parte originale importante rimossa in corso d’opera, per consentire un’utilizzazione successiva e per servire come testimonianza della loro esistenza e fabbricazione all’origine.

Le misure conservative hanno l’obiettivo di consolidare i materiali e stabilizzare la condizione attuale del veicolo. Il lavoro conservativo non deve alterare le tracce della costruzione, dell’uso, dell’usura e dell’invecchiamento e neppure quelle di eventuali danni già esistenti, che saranno soltanto stabilizzati ma non rimossi.

(continua)

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Ci ha lasciato sabato scorso Giotto Bizzarrini, grande ingegnere, designer e imprenditore automobilistico.

Formatosi in Alfa Romeo, arriva in Ferrari a metà anni cinquanta, dove lavora alla 250 Testa Rossa, alla Testa Rossa 500 Mondial 2 litri, alle varie versioni della Ferrari 250, tra cui alcuni dei modelli più apprezzati a livello mondiale: 250 GT SWB, 250 Spider California e l’irraggiungibile 250 GTO, nata da un’intuizione e dalla caparbietà del fumantino tecnico toscano, che sacrificò la sua 250 GT che aveva in uso personale per realizzare il prototipo della GT Ferrari più famosa di tutti i tempi.

Giotto Bizzarrini

Nel 1961, assieme all’amico Carlo Chiti, lascia Maranello per fondare, con il conte Giovanni Volpi di Misurata, la ATS, acronimo di Automobili Turismo e Sport. Un’avventura di breve durata, dopo la quale Bizzarrini torna nella sua Livorno per avviare l’Autostar, azienda di progettazione motori.

Tra i primi lavori c’è il 12 cilindri da 3,5 litri che finirà sotto la prima automobile a marchio Lamborghini, la 350 GTV. I rapporti con Volpi di Misurata portano a nuovi frutti nel 1962, quando Bizzarrini lavora per la Scuderia Serenissima alla Ferrari 250 Gt Breadvan, in collaborazione con la Carrozzeria Sports Cars di Piero Drogo, prima di una nuova avventura al fianco di un altro imprenditore illuminato dell’epoca, Renzo Rivolta. Per Iso Rivolta, azienda di elettrodomestici e motociclette desiderosa di lanciarsi nel settore delle automobili sportive, Giotto lavora alla potente Iso Grifo da 350 cavalli disegnata da Bertone.

Giotto Bizzarrini

Nel 1964 nasce la Prototipi Bizzarrini, e nel 1966 arriva la prima automobile col marchio del vulcanico tecnico livornese, la bellissima Bizzarrini 5300 GT Strada, gemella della ISO A3/C, prodotta in 133 esemplari all’epoca e rimessa in produzione a partire dallo scorso anno dai nuovi proprietari del marchio.

Dopo la breve parentesi produttiva, l’ingegnere torna invece all’attività di consulenza.

Giotto Bizzarrini

Nel 2012 gli viene conferita la Laurea Magistrale honoris causa in Design, in occasione dell’inaugurazione del corso di studi presso la sede di Calenzano dell’Università di Firenze. Da allora le apparizioni pubbliche di Bizzarrini si fanno sempre più rare, fino alla triste notizia di sabato scorso. Nato a Livorno il 6 giugno 1926, Giotto Bizzarrini era prossimo ai 97 anni.

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